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50 - IL RUOLO DI FRANCIA E GERMANIA NELL'ADOZIONE DELL'EURO

Aggiornamento: 30 gen 2021

da "La tragedia dell'euro" di Philipp Bagus, 2010, pag. 75 - 84


Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Francia è stata, militarmente e politicamente, la nazione più potente del continente europeo ad ovest della Cortina di ferro.

I leader francesi hanno usato questa leva per guadagnare influenza sulle istituzioni europee e ridurre l'autorità politica dell'eterna rivale, la Germania.

La Francia, di fatto, è sovrarappresentata nella UE rispetto alla Germania, sia con riferimento alla popolazione sia con riferimento al pil.

Il governo francese ha sempre voluto liberarsi dell'influenza della Bundesbank; la valuta unica in tal senso era vista come un'opportunità per rinforzare la propria posizione e orientare l'Europa verso un impero guidato dalla classe dirigente francese.

La Banca di Francia è stato sotto il controllo diretto del governo fino al 1993 ed era regolarmente usata come strumento per finanziare le spese statali; la Bundesbank rappresentava un ostacolo a questo processo inflattivo al punto che la Banca di Francia, continuando a stimolare la crescita attraverso l'espansione creditizia, si trovò costretta a svalutare più volte la propria divisa nei confronti del Marco.

La Bundesbank si poneva quindi come un freno all'inflazione monetaria francese e in tal senso il Marco tedesco costituiva un rigido standard sulla falsariga di quello fornito dall'oro.

Il potere della banca centrale tedesca derivava dalla posizione meno inflazionistica rispetto alla maggior parte delle altre banche centrali europee.

Ciò a sua volta era il risultato dell' Indipendenza dal governo tedesco e delle resistenze opposte ai richiami inflazionistici di varia origine.

Quando la Bundesbank alzava i tassi, la banca di Francia doveva accodarsi se non voleva che il Franco si deprezzasse e fosse poi costretto a svalutarsi.

Per i francesi le politiche monetarie tedesche non erano sufficientemente inflazionistiche, ragion per cui i politici francesi volevano trovare il modo di opporsi al ruolo guida della Bundesbank.

Anche se sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale e ancora militarmente debole, la Germania era capace di dettare i tassi di interesse e indirettamente di restringere la spesa pubblica francese: per i tedeschi un vero e proprio éclat (dal francese: un successo eclatante).

Di fronte al consiglio dei ministri nel 1988 Mitterrand rimarcò che: "La Germania è una grande nazione con uno status diplomatico ridotto alla quale mancano alcuni caratteri di sovranità, pur tuttavia essa compensa la propria debolezza attraverso la forza economica.

Il Marco tedesco è in un certo modo la sua arma atomica".

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Mitterand, presidente della Francia nel periodo 1981 - 1995, da giovane aveva odiato la Germania e disprezzato il capitalismo.

Nel corso della propria carriera agì come estremo difensore della visione socialista dell'Europa e indirizzò tutte le proprie politiche per difendere la Francia dal dominio economico del vicino orientale.

Poiché tale superiorità era basata principalmente sulla valuta, l'obiettivo di Mitterand era quello di riuscire ad asservire il potere monetario tedesco agli interessi del governo francese.

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Con l'unificazione della Germania, gli oppositori del Marco erano finalmente in grado di fare pressioni sul Governo tedesco affinché abbandonasse la sovranità monetaria.

Prima Mitterrand espresse il desiderio di bloccare del tutto l'unificazione: "Non devo far nulla per fermarla, lo faranno i Soviet per me. Non permetteranno mai questa grande Germania proprio di fronte a loro".

Poi quando l'Unione Sovietica non fermò l'unificazione, Mitterrand colse l'opportunità e vide in Kohl un alleato dell'Euro.

Egli temeva che, decaduto Kohl, il nuovo governo avrebbe potuto minacciare nuovamente la pace in Europa.

Entrambi i politici invece consideravano una valuta comune come mezzo per ristabilire l'equilibrio politico europeo dopo la riunificazione.

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Il sacrificio del Marco era decisamente gradito alla classe dirigente tedesca.

Come Hans-Hermann Hoppe ha puntualizzato, nelle nostre società c'è una classe dirigente che usa lo Stato come uno strumento di sfruttamento ai danni del resto della popolazione.

Lo Stato è il monopolista della coercizione, il giudice ultimo di tutti i conflitti entro un dato territorio; esso ha il potere di tassare e praticare ogni sorta di intervento.

La classe dirigente è sfruttatrice, parassita, tendenzialmente improduttiva ed è dotata di una forte coscienza di classe; essa ha costante bisogno di una ideologia per giustificare le proprie azioni e prevenire le ribellioni della classe sfruttata.

Quest'ultima invece ha la maggioranza dei voti e produce ricchezza ma sfortunatamente è indottrinata all'obbedienza verso la prima e non è dotata di una particolare coscienza di classe.

Ogni Stato ha la sua classe dirigente e i connessi gruppi di interesse.

Ne segue che la classe dirigente tedesca e quella francese abbiano tra loro molte più cose in comune di quante ne abbiano invece tra loro la classe dirigente tedesca e le classi sfruttate della stessa Germania.

Nei fatti, la classe dirigente e quella sfruttata hanno interessi opposti, mentre ci sono molte aree nelle quali le classi dirigenti di Francia e Germania possono cooperare realizzando interessi comuni.

Queste ultime vogliono espandere il proprio potere nei confronti dei cittadini, desiderano imporre una ideologia che favorisca lo Stato e che spinga per un incremento progressivo dei suoi poteri.

Fatte queste considerazioni, è facile capire perché la classe dirigente tedesca, cioè i politici, le banche e le industrie connesse, in particolar modo gli esportatori, abbiamo appoggiato l'introduzione dell'euro.

C'erano molti modi in cui tutte queste categorie sociali potevano trarre dei benefici da una valuta unica.


1) è molto probabile che la classe dirigente non disdegnasse di liberarsi della Bundesbank, che molte volte aveva agito contro gli interessi e le istanze dei politici.

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L'Euro ha permesso quindi ai politici tedeschi di liberarsi una volta per tutte degl'inflessibili banchieri federali, ponendo fine alla tirannia della Bundesbank.

Maggiore inflazione futura legata all'Euro avrebbe significato maggior potere, mentre al contempo la moneta unica avrebbe fornito un capro espiatorio dietro al quale nascondersi, scaricando sulla BCE le proprie responsabilità relative a debiti e spese elevati.

L'Euro costituiva anche un passo verso la costituzione di una valuta mondiale, obiettivo ultimo dell'elite mondiale.

Qualora infatti un giorno i politici riuscissero ad eliminare ogni tipo di concorrenza valutaria essi godrebbero di un potere illimitato.


2) certi gruppi di interesse tedeschi erano ben posizionati per ottenere dall'integrazione europea una serie di benefici derivanti dall'armonizzazione del lavoro nonché degli standard ambientali e tecnologici che l'avanzamento dell'integrazione avrebbe comportato.

Di fatto, in questo senso, l'introduzione dell'Euro ha portato avanti il progetto europeo di centralizzazione del potere statale.

L'armonizzazione degli standard ha portato molti benefici ai lavoratori sindacalizzati della Germania dove, grazie all'alta produttività, era già stato possibile introdurre elevati standard lavorativi.

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In virtù degli stessi motivi, anche l'armonizzazione degli standard ambientali ha portato notevoli benefici alle imprese tedesche.

Queste ultime si presentavano già come le aziende più efficienti in materia ambientale, mentre le imprese degli altri paesi, dotata di standard più bassi, avrebbero dovuto adottarne di più costosi.

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3) gli esportatori tedeschi hanno beneficiato dell'Euro inflazionato in duplice modo.

Innanzitutto gli altri paesi dell'eurozona non potevano più svalutare per guadagnare competitività.

In effetti le improvvise svalutazioni avevano più volte messo in pericolo gli esportatori tedeschi.

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In aggiunta, i deficit commerciali e di bilancio dei paesi del Sud hanno reso l'Euro più debole di quanto sarebbe stato il Marco, per il motivo che le maggiori esportazioni della Germania sono compensate adesso dai deficit commerciali degli Stati membri non competitivi.

Conseguentemente, gli esportatori tedeschi hanno goduto di un vantaggio sui paesi esterni all'eurozona e i loro incrementi di produttività non si sono tradotti in un apprezzamento della valuta pari a quello che avrebbe interessato il Marco.


4) la classe politica tedesca voleva evitare che in Europa si verificasse un collasso finanziario e politico.

Negli anni 90 molti paesi europei erano infatti al limite della bancarotta.

Dato che la classe dirigente non voleva perdere potere, era disposta a cedere parte del controllo sulla stampante monetaria in cambio della sopravvivenza.

I paesi con meno debito come la Germania avrebbero quindi garantito la fiducia dei creditori, in modo tale che il livello generale del debito europeo potesse essere mantenuto o addirittura incrementato.

Questo spiega certamente l'interesse all'integrazione europea di paesi altamente indebitati al limite della bancarotta.

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In ogni caso, perché mai la Germania avrebbe dovuto assumersi il ruolo di garante verso i paesi ad alta inflazione ?

L'introduzione dell'Euro e la garanzia implicita sui debiti delle altre nazioni si sono accompagnati a trasferimenti di denaro diretti e indiretti.

Tutto ciò ha permesso di rimandare nel tempo la bancarotta di alcuni stati europei, la quale avrebbe avuto ripercussioni negative anche sulla classe dirigente tedesca.

Il collasso di uno o più paesi europei causerebbe infatti una forte recessione, colpendo soprattutto i grandi esportatori e le altre imprese tedesche; i proventi delle imposte precipiterebbero e il sostegno della popolazione crollerebbe.

Inoltre il fallimento di un paese avrebbe ripercussioni negative su tutto il sistema bancario domestico, con un effetto domino tra le banche europee, incluse quelle tedesche.

L'interconnessione del sistema finanziario internazionale potrebbe portare al collasso delle banche tedesche, strette alleate della classe dirigente tedesca e forti sostenitrici della valuta unica.

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Per riassumere, l'introduzione dell'Euro non riguardava un ideale europeo di libertà e pace per la realizzazione del quale la moneta unica non era assolutamente necessaria.

Essa ha avuto a che fare con il potere e il denaro.

Nei fatti l'euro ha generato conflitti e ha posto il più importante strumento di potere economico, l'unità monetaria, sotto il controllo dei tecnocrati.

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