Da “Principi fondamentali di economia”, di Carl Menger, 1871, pag.54-57
Il nostro benessere, in quanto dipende dalla soddisfazione dei nostri bisogni, è assicurato se disponiamo di volta in volta dei beni necessari alla loro soddisfazione immediata.
Se per esempio possediamo la necessaria quantità di pane, possiamo immediatamente soddisfare il nostro bisogno di cibo; il nesso causale tra il pane e la soddisfazione di uno dei nostri bisogni è pertanto immediato, e provare che il pane è un bene secondo i principi che abbiamo esposto nel precedente paragrafo non presenta alcuna difficoltà.
Al medesimo giudizio sottostanno anche tutti gli altri beni che possiamo impiegare immediatamente per soddisfare i nostri bisogni, come ad esempio le bevande, gli indumenti, gli ornamenti, eccetera.
Tuttavia ciò non esaurisce la cerchia di cose cui riconosciamo il carattere di beni.
Accanto a tali beni, che definiremo in seguito con l’espressione sintetica “beni di primo ordine“, incontriamo nell’economia umana un gran numero di altre cose che non possono assolutamente entrare in immediata rapporto causale con la soddisfazione di nostri bisogni, la cui qualità di beni tuttavia non è meno sicura di quella dei beni di primo ordine .
Così, vediamo sui nostri mercati accanto al pane, e fra molti altri beni atti a soddisfare immediatamente i bisogni umani, anche farina, combustibili e sale; vediamo in commercio anche attrezzi e utensili per la produzione del pane, nonché le necessarie prestazioni lavorative qualificate.
Tutte queste cose, o la loro stragrande maggioranza, non sono in grado di soddisfare immediatamente i bisogni: infatti quale bisogno umano verrebbe immediatamente soddisfatto dalla prestazione lavorativa specializzata di un garzone di fornaio, o da un attrezzo da fornaio, o anche da una certa quantità di farina non lavorata ?
Se ciò nondimeno queste cose vengono considerate nell’economia umana come beni, al pari dei beni di primo ordine, ciò deriva dal fatto che esse servono alla produzione del pane e di altri beni di primo ordine, e in tal modo, pur non essendo capaci di soddisfare immediatamente i bisogni, possono farlo mediatamente.
Ciò accade per un’infinità di altre cose, che pur non potendo soddisfare immediatamente i bisogni umani, servono però alla produzione di beni di primo ordine, ed entrano così in un rapporto causale mediato con quella soddisfazione.
In tal modo, si è anche già dimostrato che il rapporto che conferisce il carattere di beni a queste e simili cose, che definiamo beni “di secondo ordine”, è proprio identico a quello dei beni di primo ordine.
Infatti, la differenza fra i due tipi di beni, per cui quelli di primo ordine stanno in un rapporto causale immediato con la soddisfazione dei nostri bisogni, mentre quelli di secondo ordine hanno con essa un rapporto solo mediato, non comporta alcuna differenza nella natura di quel rapporto, dato che il presupposto del carattere di bene è sì il nesso causale, ma non consiste necessariamente in un nesso immediato tra le cose e la soddisfazione.
Sarebbe facile mostrare che nemmeno con questi beni si esaurisce la cerchia di cose cui attribuiamo il carattere di bene, e che per rimanere nell’esempio scelto, i mulini, la farina, la segale, le prestazioni lavorative necessarie alla produzione di farina, eccetera, sono per noi beni “di terzo ordine”; mentre i campi di grano , e gli strumenti, attrezzi e prestazioni lavorative contadine necessarie alla loro coltivazione sono beni “di quarto ordine”.
Ma credo che sia già abbastanza chiaro il concetto che doveva essere qui espresso.
Abbiamo visto in precedenza che il rapporto causale di una cosa con la soddisfazione di bisogni umani è uno dei presupposti del carattere di bene.
L’idea che in questa sezione volevamo esporre si può riassumere asserendo che il fatto che una cosa stia in immediato rapporto causale con la soddisfazione di bisogni umani non è il presupposto della qualità di bene.
Ma si è mostrato anche che tra i beni che stanno in rapporto mediato con tale soddisfazione esiste una differenza la quale, pur non intaccando in altro modo l’essenza della loro loro qualità di beni, fa sì che essi stiano in un rapporto più o meno vicino alla soddisfazione dei nostri bisogni; abbiamo così beni di primo, secondo, terzo, quarto ordine e via di seguito.
Tuttavia, anche qui è necessario premunirsi contro un’interpretazione errata di quanto abbiamo affermato.
Abbiamo già messo in evidenza, quando abbiamo parlato della qualità di beni in generale, che essa non è una particolare proprietà inerente ai beni.
È necessario ricordare qui questo fatto, mentre ci occupiamo dell’ordine nel quale si colloca un bene all’interno del nesso causale esistente tra i beni.
Anche tale ordine mostra soltanto che un bene, rispetto ad un certo suo uso, sta in un rapporto causale più o meno immediato con la soddisfazione di un bisogno umano, e non è pertanto qualcosa di inerente al bene, e tantomeno una suo proprietà.
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