Da "Teoria della moneta e dei mezzi di circolazione", di Ludwig von Mises, 1912, pag. 5
Un ordinamento economico che non conosce il libero scambio di beni e servizi non ha bisogno della moneta.
In una situazione sociale in cui la divisione del lavoro è una questione puramente domestica e la produzione e il consumo sono effettuati all'interno della singola famiglia, essa sarebbe inutile come lo sarebbe per un uomo isolato.
Ma anche in un ordine economico basato sulla divisione del lavoro, la moneta sarebbe superflua, se i mezzi di produzione fossero socializzati, il controllo della produzione e la distribuzione del prodotto finito fossero nelle mani di un organo centrale e agli individui non fosse consentito di scambiare i beni di consumo loro assegnati con i beni di consumo assegnati ad altri.
Il fenomeno della moneta presuppone un ordine economico in cui la produzione si basa sulla divisione del lavoro e in cui la proprietà privata consiste non solo in beni del primo ordine (beni di consumo) ma anche in beni di ordine superiore (beni produttivi).
In questo tipo di società non vi è un controllo sistematico e centralizzato della produzione, che è inconcepibile senza un potere di disporre centralmente dei mezzi di produzione.
Regna invece l'anarchia della produzione.
Cosa si debba produrre e come lo si debba produrre è deciso, in primo luogo, dai proprietari dei mezzi di produzione, i quali, comunque, non producono solo per il proprio fabbisogno, ma anche per il fabbisogno altrui e nei loro calcoli prendono in considerazione non solo il valore d'uso che essi stessi attribuiscono ai loro prodotti, ma anche il valore d'uso che questi hanno nella valutazione degli altri membri della comunità.
L'equilibrio tra produzione e consumo si realizza sul mercato, dove i diversi produttori si incontrano per scambiare beni e servizi, contrattando tra di loro.
La funzione della moneta è di facilitare gli scambi sul mercato agendo da mezzo generale di scambio.
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