da "La via della schiavitù", di Friedrich von Hayek, 1944, pag.84-86
Creare le condizioni nelle quali la concorrenza diventa il più possibile efficace, cercare altri mezzi quando non si può renderla efficace, fornire i servizi che secondo le parole di Adam Smith, "sebbene possano essere al massimo grado vantaggiosi ad una grande società, sono tuttavia di natura tale che il profitto non ripagherebbe mai le spese ad un singolo individuo, o ad un piccolo gruppo di individui", tutti questi compiti offrono, in realtà, un campo d'azione vasto e indiscusso all'intervento dello Stato.
In nessun sistema che possa venire difeso con argomenti razionali si può sostenere che lo Stato non faccia nulla.
Un sistema efficace basato sulla competizione necessita, come qualunque altro sistema, di un quadro di leggi progettate con intelligenza e continuamente rivisto.
Anche il più essenziale presupposto del suo corretto funzionamento, vale a dire la prevenzione della frode e dell'inganno, offre all'attività legislativa una materia ampia e non ancora del tutto esaurita.
Il compito di creare un quadro adatto per l'azione benefica della concorrenza non è stato, tuttavia, ancora portato molto avanti, a motivo del fatto che gli Stati hanno comunque deviato da esso, sostituendo la concorrenza con un principio diverso e inconciliabile con essa.
Il problema non fu più quello di far funzionare efficacemente la concorrenza o di implementarla, quanto piuttosto quello di eliminarla completamente.
È importante essere estremamente chiari su ciò: il movimento moderno a favore della pianificazione è un movimento contro la concorrenza in quanto tale, è una nuova bandiera attorno alla quale si sono riuniti i vecchi nemici della concorrenza.
E per quanto interessi di tutti i tipi tentino ora di ristabilire, sotto questa bandiera, privilegi che l'epoca liberale aveva spazzato via, è stata la propaganda socialista a favore della pianificazione che ha ridato rispettabilità all'opposizione contro la concorrenza tra persone di mentalità liberale, e che di fatto ha soffocato quel sano sospetto che qualsiasi tentativo di vincolare la concorrenza era solito suscitare.
Quel che in effetti unisce i socialisti di sinistra e di destra è questa comune ostilità contro la concorrenza e il loro comune desiderio di rimpiazzarla con un'economia dirigista.
I termini "capitalismo" e "socialismo" sono ancora generalmente usati per descrivere forme passate e quelle future della società, ma essi nascondono, piuttosto di chiarirla, la natura del periodo di transizione che stiamo attraversando.
E quantunque i cambiamenti che stiamo osservando vadano tutti verso una direzione centralizzata dell'attività economica, che abbracci tutti i campi, la lotta universale contro la concorrenza produrrà, in prima istanza, qualcosa per molti aspetti anche peggiore, una situazione che non può soddisfare né i pianificatori né i liberali: una sorta di organizzazione sindacalista o "corporativa" dell'economia, nella quale la concorrenza è più o meno soppressa, ma la formulazione dei piani è lasciata nelle mani dei monopoli indipendenti dei diversi settori industriali.
Questo è il primo inevitabile risultato di una situazione in cui la gente è unita nella comune ostilità contro la concorrenza, ma è d'accordo su pochissime altre cose.
Con la distruzione della concorrenza nell'economia, settore dopo settore, questa politica pone il consumatore in balia dell'azione monopolistica congiunta dei capitalisti e degli operai nei settori produttivi meglio organizzati.
E sebbene questa sia una situazione che già esiste da qualche tempo in vasti campi, e pur se molta dell'agitazione a favore della pianificazione (soprattutto quella interessata), tenda ad essa, non è una situazione che ha probabilità di persistere, né può essere giustificata con argomentazioni razionali.
Una siffatta pianificazione indipendente, realizzata da monopoli industriali, produrrebbe in realtà effetti opposti a quelli cui aspirano quanti difendono la pianificazione.
Una volta raggiunto tale stadio, la sola alternativa al ritorno alla concorrenza è il controllo dei monopoli da parte dello Stato, un controllo che, per diventare efficace, deve progressivamente diventare sempre più completo e sempre più minuzioso.
Questo è lo stadio al quale ci stiamo avvicinando rapidamente.
Quando poco prima della guerra un settimanale notò che molti segni stavano lì a indicare che i dirigenti inglesi, almeno, si andavano abituando a pensare in termini di uno sviluppo nazionale da conseguirsi attraverso monopoli controllati, questa era probabilmente una esatta valutazione della situazione allora esistente.
Da allora questo processo è stato poi fortemente accelerato dalla guerra, e i suoi gravi difetti e pericoli diventeranno sempre più evidenti andando avanti nel tempo.
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