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94 - MEZZI E FINI

Da “Teoria e storia”, di Ludwig von Mises, 1957, pag. 57-58


Scegliere fra due (o più) modi di comportamento significa decidere in favore di uno e lasciare da parte gli altri.

Ogni volta che un essere umano è in una situazione in cui sono possibili molti modi di comportamento, che si escludono reciprocamente, egli sceglie.

Di conseguenza la vita implica una sequenza senza fine di atti di scelta.

L’azione è un comportamento guidato da scelte.

Gli atti mentali che determinano il contenuto di una scelta si riferiscono ai fini ultimi oppure ai mezzi che permettono di raggiungere i fini ultimi.

I primi sono chiamati giudizi di valore.

I secondi costituiscono decisioni tecniche ricavate da proposizioni che si limitano ai fatti.

Nel senso stretto del termine, l’uomo che agisce mira soltanto a un fine ultimo: raggiungere una situazione che gli conviene di più delle altre possibili scelte.

I filosofi e gli economisti descrivono questo fatto innegabile dichiarando che l’uomo ricerca la felicità, preferendo ciò che lo rende più felice a ciò che lo rende meno felice.

La felicità - con il significato puramente formale nel quale la teoria etica utilizza il termine - è il solo fine ultimo e tutte le altre cose e situazioni ricercate sono semplicemente mezzi per raggiungere questo fine ultimo e supremo.

Tuttavia è consuetudine utilizzare un modo di espressione meno preciso, assegnando frequentemente il nome di fini ultimi a tutti quei mezzi che sono in grado di produrre una soddisfazione in maniera diretta e immediata.

Il tratto caratteristico dei fini ultimi è che dipendono interamente dal giudizio soggettivo e personale di ogni individuo, giudizio che non può essere esaminato, misurato e ancora meno corretto da un’altra persona.

Ogni individuo è l’unico e ultimo arbitro su tutte le questioni riguardanti la sua soddisfazione e la sua felicità.

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